Rientro sulla terra della stazione spaziale cinese Tiangong 1 – aggiornamento del 30/03/2018

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La stazione spaziale Tiangong 1 è il primo modulo sperimentale cinese, ed è stata lanciata nel 2011 dal centro spaziale di Jiuquan nel deserto di Gobi, fino a raggiungere, con un’inclinazione orbitale di 42.78 gradi sull’equatore, un’altezza di apogeo (il punto più distante dalla Terra) di 344 km e una di perigeo (il punto più vicino alla Terra) di 197 km.

La Presidenza del Consiglio dei Ministri attraverso il Dipartimento di Protezione Civile, rende noto che il rientro incontrollato in atmosfera della stazione spaziale cinese Tiangong 1 potrebbe interessare il territorio nazionale italiano.

Aggiornamento del 30/03/2018:
Sulla base degli ultimi dati forniti dall’Agenzia Spaziale Italiana, al momento, la previsione di rientro sulla Terra è stimata per il 1 aprile alle ore 2:50 UTC (ora italiana 4:50), con una finestra di incertezza di circa 20 ore. Non è ancora possibile escludere, all’interno di questo arco temporale, la remota possibilità che uno o più frammenti del satellite possano cadere sul nostro territorio. Le finestre di interesse per l’Italia, che al momento coinvolgono le regioni che si trovano a sud del 44° parallelo nord, potranno essere confermate e definite nelle 36 ore precedenti il rientro.

Attualmente, la possibilità che uno o più frammenti della stazione spaziale Tiangong-1 possano cadere sul territorio italiano (terre emerse) corrisponde a una probabilità stimabile intorno allo 0,02%.

Le previsioni di rientro sono soggette a continui aggiornamenti perché legate al comportamento della stazione spaziale rispetto all’orientamento che assumerà nello spazio e agli effetti che la densità atmosferica imprime agli oggetti in caduta, nonché alle conseguenze sulla materia dell’attività solare.

Sulla base delle informazioni attualmente rese disponibili dalla comunità scientifica, è possibile fornire alcune indicazioni utili alla popolazione affinché adotti responsabilmente comportamenti di auto protezione:
• è poco probabile che i frammenti causino il crollo di edifici, che pertanto sono da considerarsi più sicuri rispetto ai luoghi aperti. Si consiglia, comunque, di stare lontani dalle finestre e porte vetrate;
• i frammenti impattando sui tetti degli edifici potrebbero causare danni, perforando i tetti stessi e i solai sottostanti, così determinando anche pericolo per le persone: pertanto, non disponendo di informazioni precise sulla vulnerabilità delle singole strutture, si può affermare che sono più sicuri i piani più bassi degli edifici;
• all’interno degli edifici i posti strutturalmente più sicuri dove posizionarsi nel corso dell’eventuale impatto sono, per gli edifici in muratura, sotto le volte dei piani inferiori e nei vani delle porte inserite nei muri portanti (quelli più spessi), per gli edifici in cemento armato, in vicinanza delle colonne e, comunque, in vicinanza delle pareti;
• è poco probabile che i frammenti più piccoli siano visibili da terra prima dell’impatto;
• alcuni frammenti di grandi dimensioni potrebbero sopravvivere all’impatto e contenere idrazina. Si consiglia, in linea generale, che chiunque avvistasse un frammento, senza toccarlo e mantenendosi a un distanza di almeno 20 metri, dovrà segnalarlo immediatamente alle autorità competenti.

Gli eventuali frammenti della Tiangong 1 che resisteranno all’attrito con l’atmosfera cadranno nella zona all’interno della fascia -44°S e +44°N di latitudine. L’area è molto ampia e costituita in gran parte da oceani e deserti, ma il raggio di impatto include anche zone di Stati Uniti, Brasile, India, Cina e Italia.

La possibile area nazionale interessata è quella centro-meridionale, che parte più o meno dall’area dell’Emilia Romagna e va verso il sud, stando a quanto riferisce la Protezione Civile. E’ un rientro senza controllo ma altamente monitorato. Come afferma Angelo Borrelli, Capo Dipartimento Protezione Civile, “le strutture sono tutte sensibilizzate, allertate e preparate”.

Un coordinamento europeo e internazionale che vede per la prima volta quattro paesi europei lavorare fianco a fianco attraverso l’utilizzo di cinque telescopi e 13 agenzie spaziali internazionali.

Il compito dell’ASI (Agenzia Spaziale Italiana) è quello di monitorare attraverso radar e telescopi il decadimento della stazione e per far questo ha coinvolto il proprio Centro di Geodesia Spaziale “Giuseppe Colombo” di Matera, l’Amministrazione della Difesa, Inaf e da sempre il Cnr/Isti, un’architettura nazionale.

Diversi sensori di osservazione terrestri stanno seguendo la stazione nel suo percorso orbitale, per registrare la sua posizione ed il tasso di decadimento: radar, sensori ottici e sistemi di tracciamento laser. Secondo Claudio Portelli, responsabile dell’Agenzia spaziale italiana per lo studio dei detriti spaziali e il controllo degli asteroidi, sarebbero davvero basse le probabilità che i frammenti del Palazzo Celeste (traduzione dal mandarino di Tiangong) possano cadere sull’Italia – circa lo 0,2%. Ma i radar continuano a monitorare, istante dopo istante, l’evoluzione del rientro del satellite cinese.

Il Dipartimento di Protezione Civile al seguente URL:
http://www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/rientro_tiangong.wp
aggiorna costantemente le notizie relative al rientro.

Allo stesso indirizzo si trovano le norme di autoprotezione, i dettagli dell’operazione e le caratteristiche tecniche della stazione.

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